Una delle convinzioni più errate che si sono diffuse nelle forze politiche, sia di destra che di sinistra, fino a divenire senso comune, è che i tecnici siano i migliori candidati a ruoli di responsabilità politica.
Questa convinzione si è via via imposta, già a partire dagli anni '70 del Novecento, e poi è divenuta assolutamente dominante a partire dagli anni '90. Negli USA, ad esempio, le credenziali tecniche elevate, gli studi compiuti presso università prestigiose e completati magari lavorando in qualche banca d'affari, sono state le carte vincenti per l'amministrazione Kennedy fino a quella Obama. Purtroppo la squadra dei migliori kennedyani portò gli Stati Uniti nell'abisso della guerra del Vietnam; mentre i fenomenali esperti tecnici di Obama, che si affidavano spesso alla sapienza di Wall Street, "contribuirono a loro volta a una follia, come scrive il politologo Michael Sandel, meno letale del Vietnam ma comunque determinante nel dar forma alla politica americana. Insistendo per una soluzione alla crisi finanziaria che non fosse sfavorevole a Wall Street, salvarono le banche senza chiedere loro conto, screditando il Partito democratico agli occhi di molti lavoratori e contribuirono a spianare la strada a Trump".
Ora è ovvio che sia auspicabile avere persone ben istruite alla guida di un paese, ma è anche necessario che queste persone posseggano quella saggezza pratica e quelle virtù civiche, di cui parlava già Aristotele. E ciò non è affatto detto, come appunto la storia degli ultimi decenni, dominati da Banchieri-Politici e Politici esperti di finanza internazionale, ci mostra in modo tanto lampante quanto sconcertante, per la costante cecità dei popoli ad avvedersene...
Ancora Sandel ci ricorda che nel famoso governo Attlee, che sconfisse Churcill nelle elezioni del 1945, il ministro degli Esteri Bevin, che contribuì a ridisegnare il mondo post bellico, aveva abbandonato la scuola a 11 anni, mentre altri sette ministri avevano lavorato come minatori nelle miniere di carbone.
Insomma ciò che serve è una nuova formazione integrale della persona, una formazione integralmente umana, per liberare la politica dalla servitù alle logiche finanziarie imposte dalle élites del mondo. Ancora Sandel precisa molto bene: "per la maggior parte i nostri college e università d'eccellenza sono oggi più bravi ad inculcare competenze e orientamenti tecnocratici che non la capacità di ragionare e di decidere su questioni morali e civili fondamentali. Questa enfasi tecnocratica può aver contribuito al fallimento delle élite al governo delle ultime due generazioni, e all'impoverimento morale dei termini del discorso politico".
Parole da meditare a fondo nel momento in cui in Italia stiamo per eleggere un nuovo Presidente, che orienterà la politica nazionale per i prossimi sette anni.......
Marco Guzzi